Nonostante sia grossolanamente identificata come simbolo di oscurità e violenza, si tratta di una deità benefica e terrificante al tempo stesso, dotata di numerosi attributi dal profondo significato simbolico:
Ella è tradizionalmente rappresentata con una collana di crani umani attorno al collo, il suo viso spaventato è macchiato di lunghe strie di sangue. Quale Bhairavi (la Spaventosa, la Terribile) ella è la forza prorompente dell’iniziazione violenta, principio tantrico del Femminino distruttivo inteso come forza di trascendenza immediata. Il suo aspetto è di una sessualità intensa e proiettata verso l’ascesa di Kundalini, che brucia ogni ostacolo nel suo percorso. Ella stringe tra le mani strumenti di trasformazione potenti che recidono i legami del mondo manifesto (il pugnale magico), li ritrasformano secondo la volontà dell’adepto (lo scettro) e li raccolgono nella coppa, che simboleggia anche il principio femminile nella sua ipostasi di colei che accoglie. Associata a Shakti e Durga, entrambe controparti di Śiva, da lui inseparabili, contiene qualcosa di entrambe, ma i suoi simboli sono chiaramente tali da evocare bhaya (paura) e vibhitsa (repulsione), portandoci in contatto con gli aspetti oscuri del cosmo e del divino; aspetti che, in genere, si tende a negare o sopprimere. La sua lingua grondante di sangue rappresenta la forza materiale dell’universo che genera l’impegno, Rajas (da cui il Raja yoga) ma anche la passione e la sofferenza, ha il compito di portare Shiva all’impegno nel vincere le forze dell’ignoranza, delle tenebre, e dunque del male.
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